sabato 9 gennaio 2010

Sembra impossibile dirlo, ma io sono nata con il pallone tra i piedi. Uso questa metafora per dire che il pallone è stato da sempre il mio compagno di viaggio…andavo da amici con il pallone sotto la spalla, giocavo in casa (ho rotto un po’ di cose tra l’altro!), giocavo fuori, in piazza; ogni luogo era buono per divertirmi con il mio amico inanimato.

Da piccola volevo essere un po’ di tutto: avevo mille sogni...ma penso che quello di giocare a calcio era quello più forte, quello che volevo di più. Quando si è bimbi è normale che ti si chieda “cosa vuoi fare da grande?”. Io rispondevo: “il calciatore”. Non la calciatrice, il calciatore. Pensavo che non ci fossero femmine che praticassero questo sport, forse anche perché ero sempre l’unica femminuccia in mezzo a una banda di maschietti! Eppure mi divertivo, mi diverto e mi divertirò. Calciavo e segnavo…non avrei mai pensato di poter indossare una maglia importante come quella del Bardolino.

Da piccola mi piaceva vedere come giocavano Baggio e Del Piero. Li ammiravo. Adesso mi piace molto Pirlo, anche se non perdo le giocate che il “Codino” creava.. mi ispiro moltissimo a Valentina Boni e ultimamente anche ad Alice Parisi, entrambe nella prima squadra del Bardolino.

Prima che i miei mi iscrivessero in una squadra vera e propria sono passati ben 11 anni. Essendo una bimba che amava il movimento e l’attività fisica ho provato tutti gli sport possibili, anche se l’unico che mi mancava era il mio preferito. Avendo comunque un carattere duro e testardo, qualsiasi sport praticavo giocavo in qualunque momento e luogo a calcio.

Il bello è avvenuto quando frequentavo la prima media..un allenatore del Crazy Colombo mi ha vista giocare in un parco nelle vicinanze del centro sportivo e mi ha chiamata per provare..l’inserimento nella squadra è stato ottimo, poiché gran parte dei compagni li avevo in classe e poi perché mi sono subito guadagnata il posto in campo( come fascia dx)! con i maschi ho giocato per un anno e mezzo, fino a quando sono stata contattata dalla mia odierna squadra.
Per i primi 2 anni nella squadra gardesana ho giocato nell’under 14, allenata da Monica, che stimo veramente tanto; con lei ho vinto un campionato regionale da vice-capitano e un po’ di tornei “indossando” la fascetta! All’interno della società mi identificavo come “Chiara 10”, mi firmavo sempre così perché nel Bardolino ho sempre avuto la maglia numero 10.

Quest’estate, mentre facevo gli esami ed ero in preda alla depressione per una serie di cose, mi è arrivato l’sms di convocazione al raduno primavera..mi sembrava impossibile, eppure!! Inizialmente ho faticato ad allenarmi con le compagne, poiché reduce da un brutto infortunio.
Il campionato, comunque, non è ancora finito, nel senso che adesso ci siamo qualificate per i quarti di fase nazionale, ma non è di questo che voglio parlare, bensì del torneo “Beppe Viola” di Arco (Tn) disputatosi dall’8 al 10 marzo 2009. è stato un torneo al quale hanno partecipato, naturalmente in un girone a parte, squadre del settore giovanile di molte società professionistiche italiane.
Nel girone femminile c’erano le squadre che nella scorsa stagione si sono qualificate per le semifinali nazionali, Atalanta, Milan, Bardolino e Roma. È stata un’esperienza fantastica...domenica 8 si giocavano le semifinali: Bardolino-Roma e Atalanta- Milan. Abbiamo vinto sulla Roma per 5 a 1 e io ho segnato la prima rete stagionale. Ci siamo così qualificate alla finale contro l’Atalanta, la quale aveva battuto il Milan 12 a 0.
In hotel chiedevo alle compagne com’era l’avversaria bergamasca e nessuna mi aveva detto che era scarsa, anzi…si può dire che è ed era l’unico nostro avversario problematico...eppure...il trofeo è volato a Calmasino!
La tensione prima della finale era massima, ma non “solo” per la gara in sé, quanto perché c’era la Rai con le telecamere per la diretta. Negli spogliatoi c’era molta ansia, soprattutto quando il mister ha letto la formazione e tra le titolari c’ero, ancora, anch’io. Lì, in centro al campo, dove devi correre parecchio e aiutare sia in attacco che in difesa, lì dove non devi mai fermarti. C’era parecchio caldo e molto pubblico…parecchia inquietudine. Sapevo che non avrei dovuto mollare fino al triplice fischio dell’arbitro e così io e le mie compagne abbiamo fatto. Le avversarie erano parecchio aggressive, mi hanno buttata in terra molte volte. Eppure, con tutti i mali che avevo, ho resistito e ottenuto quello che volevo, quello che era il mio e nostro sogno: la vittoria.
Così, grazie alle telecamere, abbiamo potuto far vedere quelle che sono le nostre capacità e come si possono raggiungere i propri obiettivi se si è squadra.
Sapevamo tutte che era un trofeo importante e così ci siamo impegnate per poterlo alzare.
Merito di chi era in campo? Non solo. Un ringraziamento va a partire dal mister alle compagne in panchina, ai magazzinieri, a tutto lo staff che è dietro questa grande squadra, al Tommy, ai genitori che fanno di tutto per noi e ai nostri tifosi.

GRAZIE!